venerdì 19 dicembre 2008

Tradizione di Natale II


Il ciclo d'inverno anche chiamato i dodici giorni dura dal soltizio d'inverno (21 dicembre) fino al giorno dell'epifania è quello che reggi nella Galizia, oltre a essere l'inizio dell'anno liturgico, é caratterizato dalle ceremonie natalizie precristiane tramandate da secoli che sono celebrate in un intorno familiari e domestico, tra cui si trova: Il Ceppo di Natale (Cepo do Nadal), c'è un'antica referenza nella costituzione numero 6 del sinodo del 1541 scritta da Antonio de Guevara in cui ne considera un rito diabolico e gentilesco e invita a scomunicare tutti quei che lo praticono.Tuttavia questa tradizione di buttare un grosso pezzo di legno al fuoco è in vigore e universale, ad esempio la cultura anglossasone ha o aveva l'abitudine di brucciare "the yule log" (no il dessert per carità) lasciandolo ardere dalla notte del 24 Dic fino all'epifania, ovvero il popolo basco che incenerisce diversi legni dei quali uno è di grande dimensione che lo tirano fuori il giorno di capodanno e tutta la famiglia lo balza sopra dicendo "rogna fuori", quindi questo rito può avere un'origine di purificazione e le cui cenere servono da guarigione di certe malattie ad esempio la febbre. Forse anche l'appendere luci sull'albero di natale abbia qui la sua origine.

Alcuni folcloriste attribuiscono questa esaltazione del fuoco alla credenza che il giorno di natale l'intorno familiare era visitato dall'anime dei loro esseri ormai scomparsi, perciò bruciavano più legno del solito e altri dicono che l'ignizione del legno doveva durare tutto l'anno, cioè, doveva essere acceso tutti i giorni se pur si spegnesse con lo scopo di accendere il legno dell'anno seguente ovvero accenderlo i giorni cattivi per scongiurare il male.

Insomma nella mitologia galiziana il Fuoco è considerato proprio come un dio, un essere con coscienza, e se gli guarda come dispensatore di benessere, il vincitore delle tenebre e del male, perciò non deve mancare a casa, la seconda caratteristica del fuoco, leggasi ceppo di Natale, sono le sue virtù magiche, anzi le sue cenere sono conservate a talismano e persino sono usate come concime nel campo. Oggi però il tizzone è diventato una candela.

martedì 16 dicembre 2008

Tradizione di Natale I

Una figura mitica del Natale galiziano, un po' dimenticata, si chiama *O Apalpador*. Tradizione precristiana delle comarche d'alta montagna di O Caurel e Os Ancares che ha un stretto rapporto con altri miti europei quali lo Olentzero basco, il Babbo d'inverno, Zio anno nuovo o il proprio Babbo Natale, cioè, ha le stesse caratteristiche apotropaiche come annunciatore di fortuna e protezione. Questo gigante montanaro d'aspetto burbero e di mestiere carbonaio(gz.:carvoeiro) e cacciatore di cinghiali di cui si alimenta indossa zoccoli, basco e giaccone rammendato abita negli alti pascoli e nella notte della vigilia di capodanno ne scende ai villaggi col proposito d'introdursi nelle camere da bambini poveri a palpare le loro pancine controllando se vivono ben nutriti e se ne va lasciondogli una manciata di caldarroste per l'anno venturo e come ricordo della sua visita.

sabato 13 dicembre 2008

Il Villaggio maledetto

Si dice che la parrocchia di Leiro, nel comune di Rianxo(C) è luogo fertile in fatture e leggende, infatti una di loro ci riferisce il *castigo divino* che provocò lo sterminio di tutto il popolato di Abuín chiamato anche il villaggio maledetto a causa del praticare tregende (alquelarre) dai suoi vicini, ma non si sa ancora cosa gli era successo a questo insediamento dimesso tra XIV e XVI secolo. L'unico certo è che i suoi vicini furono sopraffatti dal panico, si crederono puniti da una maledizione(meigallo) avendo persino levato croci(cruceiros) dappertutto per allontanare il maldocchio, ma non riuscirono a respintere la peste e i pochi superstiti scapparono via dalla moria.
Oggi appena rimangono in piedi tra alberi e macchie i muri fatiscenti di tre case e chi sa se sotto questi resti si nasconde il tesoro che secondo una leggenda indusse la fuga, un tesoro rubato dai vicini quando assalirono il monasteiro da Armenteira e poi consegnato al prete del paese perché lo nascondesse, all'indomani il prete apparve morto e in seguito anche alcuni abitanti del borgo morirono, la credenza d'una maledizione, quindi, dilagò. Insomma altre versioni contano che il prete custode nascose un calice rubato presso la chiesa di Leiro e se qualcuno lo scopri subirà la condanna, altre storie narrano che furono i popoli nordici i colpevoli della misteriosa scomparsa, infatti Abuín è situato in una zona isolata in alto lontana dai saccheggi perpretati dai vikinghi che sorcavano il fiume Ulla, però questo privilegiato colle non servì ai suoi abitanti di scampare dalla peste che forse sia la teoria più vera di quanto era succeso.
La sciagura della peste che uccidò oltre 25 millioni d'europei nel XIV-essimo secolo arrivò a questa comarca dal porto di O grove e si diramò velocemente. Lo scrittore galiziano Castelao raccolse sul suo libro *Cousas* diverse vicende tra quali il racconto intitolato *Camiño Esquecido* che ci parla di questo villaggio dimenticato.

mercoledì 10 dicembre 2008

Per il sentiero del nord


Trabada(LU) è il nono comune bagnato dal mare Cantabrico piazzato nella sponda sinistra della Ria di Abres nel confine con l'Asturie, questa zona alberga luoghi di grande bellezza naturale e paesaggistica che conformano gli intorni fluviali e boschivi ad esempio il Salto Pé da Viña.
I Castro e menhir attestano il suo passato preromano come il Marco da Pena Verde che già apparve descritto sul diploma del Re Silo dell'Asturie come incrocio di cammini.
Anche l'arte sacra risalta, sono numerose le chiese e cappelle che ci sono, come il tempio di Vilaformán che ha un retablo del 1735 ovvero quello di Vilapena la cui cappella maggiore ha un retablo barroco e altro del XVI secolo, nella parrocchia di Sante c'è una cappella consacrata a San Bricio dove c'è un'immagine su un retablo neoclassico di questo vescovo, santo e discente di San Martín de Tours.
Riguardo all'archittetua civile ci sono parecchei case blasonate e Pazos come Terrafeita adesso allestito a ostello rurale.
Il sentiero della costa da Ribadeo ha un svincolo verso Trabada, ma l'itinerario PR-G85 di 10 km. ripercorre questa folta boscaglia verso la vetta di Pena Gorda in cui godere delle belle viste delle valle di Vilaformán e Vilapena

domenica 7 dicembre 2008

Pieghevole(Leaflet) XVIII: Museo Archeologico di Cambre

La sistemazione in un museo del giacimento archeologico romano sito di fronte al Monastero di Santa María a Cambre(C) ci riporta oltre la spiegazione particolareggiata dei resti ritrovati in questo luogo, la Romanizzazione della Galizia. I diversi scavi qui realizzati che furono scoperti casualmente nel 1998 durante la costruzione di edifici, hanno permesso ambientare quello che fu una Villae (villa romana rurale) ed esporre i diversi materiali reperiti come frammenti di ceramica sigillata e resti di affreschi, datata del III secolo, aveva un vano assegnato a dimora del patrone e l'altro era forse destinato alle attività agropastorali.
L'insediamento di queste case ordinate lungo un terrazzamento a diverse quote formavano un vero impianto termale, durante gli scavi sono state rilevate varie di queste terrazze fluviali, la più alta corrispondeva ad un Caldarium-acqua calda- in seguito veniva un Tepidarium-acqua tiepida- e l'ultimo livello, dove adesso è il museo, era un piccolo Frigidarium o Balneum a pianta rettangolare, coperto a volta e dotato di vasca colorata in bianco. La volta era ornata da soggetti marini affrescati su sfondo blu di tal modo che rispechiavano sull'acqua della piscina fungendo il mare e le pareti erano decorate da cassettoni(cenefas) di motivi geometrici su stucco come rombi, imitazione di marmo, triangoli e motivi vegetali. La presenza di una canalizzazione fa ipotizzare sulla presenza anche di latrine, infatti uno dei ambienti del museo ci mostra l'importanza dello sfruttamento dell'acqua come risorse ludica ed igenica quanto agricola.

giovedì 4 dicembre 2008

Il Labirinto del Pindo


L'intricata geografia del monte Pindo nel comune di Carnota(C), il quale è stato ribattezzato da Otero Pedrayo come l'Olimpo Celta, sempre ha dato vita a misteri, leggende e scaramanzie nel raggiungere la sua cima di quasi 650 metri.
Realmente lo scenario invita all'avventura, una zona situata di fronte alla foce del fiume Xallas piena d'elementi naturali che attirano il marcitore, dalla tonalità rosata delle sue pietre cangianti dal dorato al viola man mano che il sole lo sorvola, inoltre nell'inverno apparve fantasmagoricamente tra la nebbia ricordando che qui c'è un belvedere dal quale avere una suggestiva veduta delle valle che lo circondano da Fisterra a Muros, alla ammaliante disposizione del pietrame che sembra volere tuffarsi sull'ocenao e alle diverse leggende che da qui nascono che parlano di un castello, adesso in rovina, del X secolo nel luogo detto Peñafiel buttatò giù dagli Irmandiños in cui c'è una roccia con la scritta: "Re, vescovi, prebiteri e tutti con poteri recivuti da Dio sono stati scomunicati qui in questo castello".
In questa zona succedono degli smarrimenti che aggiungono misteriosità a questo scenario, ma a dire il vero la nebbia e la calata della notte possono essere le cause principali della perdita dell’orientamento dei camminatori, però è anche vero che per raggiunggere la vetta chiamata *Laxe da Moa* non ci sono sentieri segnalati perché la si puó vedere a semplice vista. La durata della scalata è di due ore su un terreno riempito di fosse, crepe e faglie rocciose.

Dal punto di vista ambientale il Pindo ha un elemento differenziatore, unico nella Galizia: La quercia nana che è protteta perchè una specie a rischio di estinzione.

lunedì 1 dicembre 2008

Il Palazzo di Sober

A Sober(LU) c'era un rottame edilizio, nella parrocchia di Proendos, che lo chiamavano *il palazzo*, difatti quel accastamento di pietre non appariva neanche sul catalogo degli edifici storici galiziani, ma una famiglia madrileña se n'è presa cotta e hanno adesso incominciato il suo restauro, e smacchiandolo i vicini si sono reso conto di cos'è, il Pazo più grande della Galizia una mole da 4mila mq e tre livelli che nascondeva ben due casseri(torres del homenaje) alquanto insolito in questi tipi di palazzi, così utilizzando blocchi di pietra della zona e travi di castagno d'O Incio a seconda le norme di Patrimonio ci si sta costruendo perché non era reato approffitare i materiali delle case dimesse quali balaustrate, cornici foggiate, pilastri, presenti ormai nell'architettura locale, la spoliazione non faceva distinzione neanche sulla storia che cinge le mura di questo palazzo del Val de Lemos.
Lemos molto prima di dare il suo nome a questa comarca, fu stato il cognome di uno dei suoi abitanti chiamato Vasco López de Lemos sull'anno 740, l'edificio cominciò a crescere intorno a d'una antica torre e poi un suo figlio Lope López descise ingrandirlo, dopo nacque Fernán López che secondo la leggenda fu chi rilasciò 12 delle 100 ancelle che aveva sequestrato il Re Mauregato delle Asturie, questo episodio nella storia della famiglia le valse vantare il suo stemma araldico di 13 torte rosse invece d'una.
I Lopéz de Lemos avevano persino una trentina di fortificazioni delle quali rimagono individuate tre a Ferreira, Sober, e a Amarante. Nell'anno 1466 un succesore della casa Diego de Lemos passò alla storia per essere uno dei capi della *Revolta Irmandiña* insieme a Pedro Osorio e Alonso de Lanzós, artefici della riscossa della città di Lugo tra altri avvenimenti.
Diego insorse contro il suo padre Alfonso López de Lemos e contro lo stesso Conte de Lemos (da un lignaggio più recente) al quale ingiunse di scappare dal suo castello di Monforte verso Benavente, Diego dopo destrusse anche la stessa torre di Sober in cui aveva nato e quando si dirigeva a Ferreira incontrò il suo padre Alfonso il quale vinse dopo una larga battaglia e obbligò il suo figlio a rinchiudersi nel palazzo. Il palazzo continuò crescendo e nel XIX secolo fu annessa una piccola cappella, poi il palazzo passò alle mani dei Gayoso del Pazo de Oca e più tardi ai Medinaceli.