giovedì 30 ottobre 2008

Alzatevi e andatene



Ogni terza domenica di settembre alle dieci del mattino parte, di solito, dalla chiesa di Santiago da Pobra do Deán sita nel villaggio di A pobra do Caramiñal (C), una delle più strabilianti processioni della Galizia che raduna oltre 40mila persone tra devoti, offerenti, accompagnatori e curiosi, si chiama il corteo delle sindoni(gz.: das mortallas) ovvero la *Festa do Divino Nazareno* santo onorato dai molti fedeli suoi che vedendosi alle porte della morte sono riusciti a scamparsi grazie alla sua mediazione.

Un lungo corteo di oblatori o risuscitati indossando sai(gz.:saios) viole stretti con una cordicella e candela in mano, immitando così l'immagine del santo, vanno ciascuno dietro la sua bara(gz.:ataúde o cadaleito) (in affitto) portata da quattro familari e accompagnato dagli amici e vicini, poi percorrono le viuzze del paese dietro l'immagine di *Noso Pai Nazareno*. I bambini anche partecipano con veste e bare bianche, altri penitenti vanno scalzi portando il cero ringraziandogli i favori recivuti nella vita.

Questo rituale di risorgimento, insieme a quello che si fa a Ribarteme(PO) il giorno di Santa Marta (29Luglio) sono gli unici riti del genere che si fanno nella Galizia, è un atteggiamento rispettoso e familiare nei confronti della morte propria della filosofia tradizionale galiziana a differenza d'altre culture che possono considerarla macabra. Questa sagra servì di spunto a Ramón Mª Valle-Inclán per scrivere *Viana del Prior*.

Questa manifestazione religiosa risale al XV-esimo secolo quando, secondo la leggenda, il villaggio era governato da Xoán de Liñares che non mancava a nessuna sagra in rappresentanza della sua carica, ma un anno alle vigilie della festa gettò in una grave malattia e decise di conservare la sua vita affidandosi al Nazareno, pregandogli di scamparsene e di rimandare il fin di vita. Allo stesso tempo nel villaggio si fermarono dei banditi, assaltatori di cammini, che dopo aversi dichiarati colpevoli dei reati furono condannati a pena di morte. Però il Nazareno esaudì le preghiere del sindaco, tanto aveva già la bara e la sindone che chiese ai quattro pregiudicati di portare la sua bara in corteo insiguiti da lui con un gran cero in mano. Alla fine della processione e all'atrio della chiesa l'oblatore fece graziare i malviventi.

martedì 28 ottobre 2008

Catasós, una scampagnata


Negli intorni boschivi di Lalín che servirono proprio a ispirazione della scrittrice Emilia Pardo Bazán nel suo romanzo "Los pazos de Ulloa" si trova la *Fraga de Catasós* nella parrocchia di Santiago de Catasós, dichiarata monumento naturale nel 2002, è un ammasso boschivo da 4,5 ettari incastrato tra monti ondeggianti e affollato di quercie e dei castagni che possono raggiungere i 3o metri e 5 metri di diametro considerati gli esemplari più alti dell'europa. Questo folto ecosistema di oltre 200 anni d'età in cui convivono licheni, muschi, insetti e uccelli da affiatare insieme un ventaglio di colori e suoni che prende il suo massimo splendore ad autunno lasciandoci una falda ocre di foglie stecchite per cui trascorrono diversi sentieri, ce ne uno che collega il rigoglioso bosco col Pazo de Quiroga scenario del suddetto romanzo, è veramente un giardino botanico dove si può gridare un evviva per la natura. Vicino di lì si trovano inoltre dei reperti archeologici come un castro e dolmen, così come il Pazo de Donfreán del secolo XVIII appoggiato su una vedetta da dove si guardano altre due parrocchie (gz.:freguesias) Donsión e Donramiro dove anticamente ci furono castelli e pazos appartenuti, secondo la leggenda, a tre nobili (gz.:fidalgos) che si spartirono tra loro queste terre.

domenica 26 ottobre 2008

Pieghevoli(Leaflet) XXIII: Museo Ramón María Aller

A Lalín (PO) si trova il museo dedicato al sacerdote e astronomo Ramón Mª Aller Ulloa proprio quel che ha un cratere della luna a nome suo, nato a questo paese in 1878, il museo è l'antica residenza del XIX secolo dell'illustre personaggio in cui lui installò il primo osservatorio astronomico della Galizia, quindi i fondi museali sono gli strumenti impiegati nei suoi compiti dal scientifico insieme ai diversi documenti, libri e fotografie esposti in vetrine.
Il museo da 2 piani innaugurato nel 1989 condivide anche lo spazio museale con un altro famoso paesano Joaquín Loriga y Taboada uno dei pionieri dell'aviazione spagnola e il primo in adoperare l'autogiro inventato dall'ingegnere Juan de la Cierva, ma il museo espone anche 37 dipinti d'un altro figlio di lalín Laxeiro con cui si può ammirare la sua evoluzione artistica.

venerdì 24 ottobre 2008

L'eroina della giustizia sociale

La sua inquietudine nei confronti degli assunti sociali e la carità fa confusione se ammirarla per la sua produzione letteraria, ma non lascia dubbi che questa donna Concepción Arenal avvocatessa penalista, scrittrice, sociologa e giornalista fu una delle menti più brillante del XIX secolo.
Sebbene visse una vita affascinante era piena di stenti e sciagure oltre ad aver vissuto tempi convulsi: il regno di Isabel II, La I reppublica, le guerre Carlistas e il ripristino di Alfonso XII. Nata a Ferrol in 1820, a 9 anni suo genitore militare di pensiero liberale venne imprigionato e morì 2 anni dopo, poi senza risorse economiche lei, sua madre e sorellina si traslocarono a Madrid. In 1841, dopo la morte di sua madre, decise di studiare diritto carriera questa vietata alle donne fino al 1910, comunque prese la decisione e frequenta le lezioni come ascoltatrice presso la facoltà di diritto dell'Università Centrale travestita in abito virile indossando redingote e cappello a cilindro così non lasciò sfuggire qualsiasi sagoma femminile soltanto la tenerezza della sua sacra coscienza, presto prese il motto del "giovanotto misterioso".
In 1848 sposò l'avvocato e scrittore Fernando García Carrasco ambedue cominciarono a collaborare col giornale "La Iberia" di lì a poco la Arenal pubblicò il suo primo libro: "Fábulas y Romances", ma la felicità non le raggiunse ancora, il suo marito morì 9 anni dopo lasciandola con i loro 3 figli. La sua inarrestabile grinta la spinse a continuare il lavoretto firmando gli articoli col nome del suo defunto marito e accettando la metà dello stipendio, ma l'obbligatorietà d'identificare gli autori degli articoli sancita da una nuova norma e dal timore del direttore di riconoscere che la guida editoriale era una donna, la licenziò.
Fu allora quando decise di ritornare alla Galizia e si stabilì a A Coruña, cominciò a scrivere dossier prensentandoli in congressi penitenziari internazionali e le sue tesi di carattere sociologico e giudiziario sono tradotte a varie lingue.
Su diversi articoli di stampa denunciò le pessime condizioni del sistema penitenziario spagnolo e anche i gravissimi difetti funzionali degli ospedali, per questo fu nominata in 1864 visitatrice generale di prigioni, ma anche non badò a inchiostro sulla educazione: " L'educazione che si dà alle ragazze in Spagna è l'arte di perdere il tempo"_scrisse lei.
In 1870 insieme alla corugnesa Juana de la Vega, contessa de Espoz y Mina fondono "La voz de la caridad" una rivista incentrata in temi penitenziari e beneficenzia.
Il 4 Febbraio 1894, questa penalista profondamente cattolica, morì a Vigo con gran omaggio e d'allora non c'è nessuna città della Galizia che non abbia una strada a nome suo.

mercoledì 22 ottobre 2008

Le Gualchiere di Vimianzo


Nel luogo chiamato Mosquetín nella parrocchia di Salto, comune di Vimianzo (C) si ergono sulla riva del fiume Grande do Porto, incastrati in una rigogliosa vegetazione, dei mulini e delle gualchiere o follatrici(follone) (gz.:batáns o folóns), un insieme etnografico tradizionale della *costa da morte*. Di *Os batáns de Mosquetín* non se ne sa la sua antichità, ma un documento del catasto li datano 1753, di recente sono stati restaurati e sono i migliori conservati della zona che hanno delle caratteristiche particolari, stanno dentro un recinto murato a secco e sono 3 i folloni e 3 macinatori le macchine azionate idraulicamente, quando di solito li troviamo isolate accanto i ruscelli della Galizia.
Questi congegni popolari, apparsi già nell'europa medievale, erano utilizzati dai vicini delle comarche di Terra de Soneira e Bergantiños per macinare il loro grano e per fare la follatura ai tessuti di lino(gz.:liño) o di mistolana (gz.:la) che producevano loro, cioè, i martelli o magli(gz.:mazos) pendolari azionati da un albero a camme movimentato grazie all'energia erogata da una ruota a pale spinta dall'acqua canalizzata tramite un sistema di canali, battano e pestano(gz.:mazar) i tessuti inzuppati d'acqua, cosi con questo trattamento si toglie le spigolosità e le impurità, ammorbidendo e conferendo compatezza soprattutto alle coperte da letto tessute in massa nella comarca (vedi qui per saperne di più). Queste follatrici di Mosquetín doverono essere importanti in Spagna perché fino al 1966 non cessò la sua attività.

Ne parlano molti libri, l'ultimo a cura di Xosé Mª Lema Suárez è una breve guida intitolata *Batáns e muiños do Mosquetín(Vimianzo)* edita dal *Seminario de Estudos Comarcais da Costa da Morte* in cui si spiegano la storia, tipologia, meccanica, processi di follatura il tutto arrichito da disegni, mappe e foto oltre ad un capitolo dove si segnalano le distante referenze letterarie in cui i folloni sono presenti, dal libro di Ken Follet I pilastri della Terra (1989) al Don Chisciotte della Mancia (1605) di Cervantes il quale dedica il XX capitolo da 16 pagine ai Batanes invece che le due pagine all'indimenticabile episodio dei mulini a vento.

lunedì 20 ottobre 2008

Audiostorie

Questo è un mio piccolo contributo all'VIII Settimana della Lingua Italiana nel Mondo, una raccolta di 22 siti da dove ricavare audiostorie per far i nostri dettati ed impararne:

  1. Favole di Jean de La Fontaine da Librox recordings.
  2. Le straordinarie avventure di Fulvia Bianchi: una pecorella smarrita a Venezia una audiostoria da 21 capitoli.
  3. Lettura accessibile: audioracconti brevi dei grandi della letteratura.
  4. AudioFavole a cura di La cartella bella.
  5. Racconti d'Europa una raccolta di fiabe a fumetti animati.
  6. Teatroescuola presenta varie storie audibili.
  7. Qui potete sentire le favole dei fratelli Grimm e leggerne altre.
  8. Storie di Hans Christian Andersen, un sito come il precedente.
  9. Per quelli che amino la poesia c'è Suoni Poetici.
  10. Fiabe a cura dell'associazione culturale La giubba.
  11. Il Narrastorie.it ci porta un sacco e sporta di audiofiabe.
  12. La Radio Emilia-Romagna ha in onda Racconti d'Autore in cui si legge e s'ascolta a puntate brani d'un romanzo.
  13. Il Narratore.com il gran portale degli AudioLibri.
  14. Romanzi scaricabili da ALK libri.
  15. Progetto Babele una rivista letteraria ci permette scaricare alcuni audio.
  16. Gli e-Book di alcuni dei romanzi di Emilio Salgari sono presenti da scaricare libremente in questa Biblioteca Salgariana.
  17. Per gli avventurieri non può mancare Audiolibri Corsari.
  18. Edizioni scolastiche Bruno Mondadori ci porge in audio la sua collana *I Regni e le Città*.
  19. Audioracconti tratti dai libri di Marsilio editori.
  20. Alcuni audioracconti a cura di francescodebenedetto.it
  21. Audiolibri.it ci offri alcuni romanzi.
  22. Dall'erba voglio possiamo seguire le fiabe musicali.

sabato 18 ottobre 2008

Pieghevoli(Leaflet) XXII: Il Parco Archeologico di San Rocco

Su una collina del comune di Riveira affacciata alla Ria de Arousa, c'è il *Parque Periurbano de San Roque* dove si ricreano tutto quello che lasciarono per terra i nostri antenati: un abitato castreño, dolmen e petroglifi, ma ci sono altri elementi etnografici propri della galizia come colombaia e granaio, abbinando così storia e ozio. In questo museo tematico all'aperto da 175mila mq circondato da una folta boscaglia di pini e quercie intaccata da sentieri si esibisce la replica del famoso dolmen di Axeitos un monumento funebre che si trova nella parrocchia di Oleiros, qui si è anche allestito un villaggio prerromano, c'è un meraviglioso belvedere sulla Ria e il centro d'interpretazione da dove partono sentieri per far visita ai diversi giacimenti superstiti nella comarca di Barbanza nonostante i mille d'anni d'erosione ad esempio il petroglifico *A pedra das cabras*, inoltre vicino da qui si trova il belvedere della *Pedra da Rá* con magnifiche vedute sul Parco Naturale di Corrubedo.

giovedì 16 ottobre 2008

Un GPS cartaceo ancora vigente

Al Pantheon dei Galiziani Illustri presso la chiesa di San Domingos de Bonaval stanno seppelliti non solo famosi scrittori e personaggi della Cultura Galiziana: Castelao o Rosalía, ma anche uomini delle scienze come Domingo Fontán Rodríguez che fu un gran matematico e geografo ricordato in tutta la Spagna per essere l'autore della prima mappa mai realizzata nella penisola iberica con rigore scientifico la "Carta Xeométrica de Galicia" stampata a Parigi nel 1845.
Precisamente al *Colexio de Fonseca* a Santiago di Compostella fino al 23 novembre si tiene una mostra su quest'uomo nato a Portadeconde, comune di Portas(PO) nel 1788, intitolata "Innovación e Territorio. O legado de Fontán ao século XXI"(vedi video) allestito in gran parte grazie alla *Fundación Fontán* creata dai suoi discendenti. La esposizione è assettata in due contenuti: il primo, alla capella del coleggio, presentasi il contesto storico e sociale in cui visse il Fontàn insieme agli episodi della sua vita e della sua traiettoria tanto nel campo scientifico quanto nella docenza e politico.
Il secondo tema esposto presso il Salón Artesoado, è il più eccezionale dove si esibisce per la prima volta la sua mappa di 175 anni insieme all'immagini satellitare odierne riprese alla stessa scala, evidenziando così la ottima accuratezza della mappa cartacea, inoltre ce ne mostrano il processo d'elaborazione e revisione della mappa tra i venti anni d'impegno, la mappa è stata appunto una impresa rivoluzionaria nella cartografia spagnola ed europea d'allora perché oltre l'affascinante lavoro di campo da lui svolto, adopera metodi matematici di triangolazione fin allora impiegati solo nelle cartografie nautiche.
Fontán stava convinto che un paese senza una buona mappa non poteva svilupparsi, cioè, senza essa non ci potrebbero tracciare strade, ferrovie neppure strutturare il suo territorio, con questa pretesa incominciò a disegnare la mappa con la quale la Galizia si guidò fino alla seconda repubblica. Fontán prese, dunque, dalla *Torre da Berenguela* della Cattedrale di Santiago il vertice del primo triangolo e da qui camminò per tutta la Galizia durante 17 anni: dal 1817 al 1834, salì su ognuna delle montagne per prendere mesure bariche, discese per tutte gli spartiacque e visitò ogni villaggio e irregolarità del terreno non solo della Galizia, ma i territori prossimi Asturias, León, Zamora e Portogallo referenze indispensabili da disegnare infrastrutture di collegamento con la montusa Galizia. La mappa cartacea, si può ancora dire che vigente, rappresenta una vera sorgente storica della toponomastica galiziana in cui si raccolgono oltre 6mila toponimi e 3.800 nomi di parrocchie.
Finita la mappa e presentata alla corte, però la sua pubblicazione fu anche un tanto complicata perché oltre le limitazioni tecniche d'allora in Spagna non si trovava un fidato stampatore e con esperienza in grado di riprodurla, questo fatto costrinse Fontán a recarsi a Parigi dove lavora insiemme a L. Bouffard uno dei migliore tipografi dell'epoca. Finalmente nel 1845 i galiziani poterono vedere la globalità del nostro territorio riprodotta su una carta.

martedì 14 ottobre 2008

La Tenzone Galiziana

A Regueifa è una particolare manifestazione artistica della Galizia, genuina espressione della poesia popolare galiziana che si tramandò dal medioevo, ma che oggi è condannata a svanirsi se non ci prendono misure da non mozzare gli ultimi *Regueifeiros* chiamati nei paesi baschi *versolari*. Consiste in una contesa verbale per lo più tra due interlocutori, i quali esponendo tesi diverse, costruiscono a battute alterne un componimento in verso, cioè, un'improvvisazione orale. In italiano si può nominarla Tenzone che era un genere poetico della letteratura medievale.
La Regueifa anticamente stava stesa lungo la costa galiziana dalla Ria de Muros e Noia, Costa da Morte qui alcuni studiosi considerano le miniere di volframio a Varilongo (Santa Comba) il focolaio della regueifa nel secolo XX , fino al golfo d'Ártabro, ma la si poteva sentire nell'entroterra, in alcune zone della provincia di Lugo ovvero nei dintorni di Santiago, ma rimane soltanto oggi nella comarca di Bergantiño proprio come un segno della sua identità, anzi l'importanza che avevano questi stornelli, cantiche, cantastorie servirono a spunto nel risorgimento della lingua galiziana che si possono evidenziare ad esempio in "Cantares Galegos" di Rosalia.
La Regueifa, però è una parola d'origine araba che fa referenza ad una piccola pagnotta (gz.:bolo) fatta con farina di grano, uova, zucchero e strutto somigliante alla Bica di Trives che veniva disputata dai cantanti e danzatori nelle feste di nozze, dunque era un trofeo consegnato dalla sposa ai vincitori per essere spartito tra gli scapoli dell'invito, in altri casi la pagnotta era un dono (gz.:gabanza) della famiglia degli sposi a coloro che venivano alla baldoria, senza essere invitati, a cantare buoni auguri altrimenti si passava a recitare insulti. Così questo cibo diede il suo nome alle sfide rimate di durata ilimitata che si tenevano nei banchetti di nozze, improvvisazioni di tematica diversa dallo festivo, critico persino allo ferente. Sono strofe di quattro versi (quartina) di otto sillabe (ottonario) in cui rimano il secondo col quarto (rima alternata) e potevano essere eseguite al massimo da sei cantanti.
Queste gare verbali, all'inizio del XX secolo, persero i suoi vincoli con la celebrazione nuziale conquistando trattorie, recinti da festeggi, incontri culturali e celebrazioni d'ogni tipo, ma il trofeo anche mutò, dalla pagnotta si passò alle monete e in alcuni casi era invece sostituita da una gran abbuffata (gz.:lupanda) sentirsi un rimatore vincente, però, era il pregio più desiderato e soddisfacente, perché essere *Regueifeiro* oltre avere un dominio tematico, letterario e musicale bisogna sapere molto della vida del contendente o dei presenti che saranno il bersaglio delle sue armoniose battute sparate con una straordinaria agilità mentale.

domenica 12 ottobre 2008

Pieghevole (leaflet) XXI: Museo di Vilalba

Questo museo che si trova a Vilalba (LU) ci mostra la storia più antica della Galizia attraverso d'una esposizione permanente che ci guida cronologicamente per le varie culture che stavano insediate nel nord-ovest peninsulare dai primi popoli fino agli assetti romani. Come in alcuni musei della Galizia in questo centro prevale lo didattico sul solito esibizionistico, perciò le teche sono riempite da pochi oggetti da facilitarci la comprensione della storia e della preistoria oltre i pannelli introduttori d'ogni epoca. Il museo ha la collezione più basta di reperti del Paleolitico e del Mesolitico della Galizia pervenute dagli scavi promossi dallo stesso museo, ma l'istituto organizza corsi, seminari, congressi e itinerari per i giacimenti archeologici, inoltre edita varie pubblicazioni ogni anno. Dell'età della pietra ci sono materiali diversi di giacimenti del Neolitico come ceramiche e utensili di pietra levigata per gli strumenti litici. Dell'età del rame rappresentata dagli insediamenti celtiberi (cultura castrexa) troviamo esposti resti zoologici e botanici di quello che mangiavano loro e anche recipienti di argilla, vasi, elementi litici e oggetti metallici. Dell'epoca romana esibiscono oggetti in vetro, monete, anfore e certi materiali usati nella costruzione.

venerdì 10 ottobre 2008

Il Santuario del Falò di Donón

Il Castro del Facho (it.:Falò) e il suo santuario associato sono considerati al giorno d'oggi referenti nella archeologia galiziana, i suoi tre livelli di occupazione passano per un arco cronologico di vari secoli dall'età del rame, all'insediamento celtibero(gz.:castrexo) fino al santuario galaico-romano dedicato al dio Berobreo. I primi scavi in questo luogo della penisola di Morrazo erano stati fatti negli anni '5o trovandosi diversi frammenti di are di speciale rilevanza perchè la loro forma, epigrafia e gli elementi decorativi sfuggono dalla consuetudine romana, questi relitti sono parte dei 174 are ricavate dal luogo disperse tra il museo di Pontevedra e il museo municipale di Vigo “Quiñones de León”, ma sullo scavo si può anche ammirare le 74 abitazioni affiorate. I primi insediamenti risalgono, secondo gli studiosi, all'età del rame tra l'800 e il 600 a.C. individuandosi un popolato che si estese dalla vetta verso alla base di questo monte che si affaccia alla *costa da vela*, sulla sua cima si verifica la presenza d'un recinto di carattere culturale forse riservato ad uso religioso pagano. Dell'età del ferro tra il 4oo e il 100 a.C si data un villaggio munito oppure un castro galaico le cui case rintracciate e i diversi materiali da lì rilevati come: coltelli, fibule, cerchi,ecc. sono ancora in studio. Dalla metà del III secolo d.C. è quando il Monte do Facho diventa un gran santuario al dio nativo Berobreo adorazione che perdura fino al 500 d.C., bisogna puntualizzare che questo Dio non ha qualcun rapporto con Barbua Berobricu apparso in altre are galiziane. Il presto arrivo del cristianesimo a questa zona suppose un lento declino di questo culto e fu quando l'eremite incominciarono a controllare il pellegrinaggio dal preciso luogo in cui venne poi eretto una chiesa romanica e più tardi il famoso Cruceiro di Hio, il cui toponimo "do io" viene dal troncamemto di "de" più "illó" (zona paludosa), luogo per cui valicava l'unica strada verso Donón (Dononus è prerromano) sempre annegato per l'acque della sorgente di Geo costituendo così un punto di controllo naturale.

Nel XVII secolo, poco dopo dell'assalto dei turchi a Cangas, si costruì la garitta do facho da dove i vigili allertavano dell'arrivo delle navi nemiche di pirati berberi ovvero quelli anglo-olandesi tramite fumata durante il giorno e falò per la notte, da questa vedetta dunque si avvisava altri situati negli estremi delle Rias: Monteferro, Cíes, Ons, O grove, Vixán e Cabo do Home che si incaricavano di ragguagliare le notizie ai porti d'entroterra; D'allora questo impegno di sorveglianza darebbe a questa bella costa ricca in frutti del mare e *pecebes* il suo nome Costa da Vela (di vegliare=vixiar).

mercoledì 8 ottobre 2008

Calcio balilla, Futbolín,...

Futbolín chiamasi Matraquilho in Portoghese, Foosball in Inglese, Metegol nell'Argentina, TacaTaca in Cile, baby-foot in francese, insomma tanti nomi quanti paesi in cui si giochi il Calcio balilla, ma anche ci sono parecchi modi di gioco sia dalle differenze tra i tavoli, dai burattini-calciatori e la loro distribuzione, ecc, anzi nella stessa Spagna c'è diversità di tavoli da calcio, per questo esiste una federazione internazionale (ITSF) che raduna tutte le modalità e norme di gioco, che è proprio diventato uno sport mondiale che lo può giocare persone di qualsiasi età, soltanto ci vuole una certa abilità anziché gambe prosperose, tuttavia si può dire che ci sono due modalità di gioco: quella in cui la pallina viene fermata e passata tra i calciatori della stessa squadra, e quella dove non si può fare ciò, diventando così un gioco più veloce. Prima di mettere in ballo la pallina le squadre bisognano mettersi d'accordo sulle regole della partita.
Ma chi brevettò questo sport?. Fu Alexandre Finisterre al secolo Alexandre Campos Ramírez che nacque nel 1919 nel villaggio galiziano di Fisterra da cui prese il suo nomignolo, nonostante avevano in quell'epoca alcuni attrezzi con dei meccanismi someglianti e anche esisteva il calcio da tavolo detto Subbuteo con cui i ragazzi e no spassavano le giornate, la balilla tale come la conosciamo oggi è stata ideata grazie a lui, durante il suo ricupero delle ferite subite dalle bombe cadute su Madrid nella guerra civile spagnola. Alexandre lo brevettò in 1938, ma costretto a fuggire dalle truppe franquiste verso la Francia via Catalogna, perse lo stratto del brevetto in quella sciagura, a Parigi però riuscì a laurearsi in filosofia.
Ai primi anni '50, sempre nel esilio, si stabilì nel Guatemala dove cominciò a fabbricare tavoli da calcio balilla, impresa che gli riportò soldi, lì giocò pure con l'allora sconosciuto Che Guevara, poi si trasferì in Messico a causa del colpo militare esploso, scappò ancora dai militari dirottando un aereo tramite una saponetta, sì, la fece passare come un ordigno. Fu lì dove comincia l'altra sfaccettatura sua quella d'uomo di cultura, editore, poeta, ma l'anno scorso morì ricordato come l'inventore del calcio balilla.

lunedì 6 ottobre 2008

Le Maggiorate della Costa

Nella mitologia galiziana possiamo trovarne almeno due, sono sirene, cioè, sono metà donna e l'altra metà, la più bassa, pesce che abitano per lo più sugli isolotti vicini alla costa, ad esempio la sirena (gz.:serea) delle *Illas Mirandas* situate nella Ria de Ares, golfo di Ártabro, da colore salmone e vestita da squame d'argento che passava il tempo trastullando con i suoi vicini acquatici e parlottando con i gabbiani, a volte si recava alla chetichella alle spiagge della Ria a crogiolarsi, ma la gran parte del tempo lo passava sdraiata in solitudine e pensativa sulle isole Mirandas, spaventando i pescatori che si avvicinavano. La sirena già non si vede perchè la diceria narra che fu sorpresa da un uomo che s'innamorò di lei e la portò via, distante dal mare, forse la possiamo trovare travestita da moglie senza squame e con una coppia di figli chiamati Marino e Marina nomi che vengono dalla sua nostalgia di mare.
L'altra mitologica ninfa di mare (gz.:nereida), la più famosa, è quella chiamata *A Maruxaina* che abita sull'isolotto di Sombriza delle isole Farallóns, di fronte a San Cibrán a Cervo, ma si dice anche che ha un palazzo subacqueo tra le alghe e coralli da dove emerge i giorni piovosi e ventosi. Alcuni dicono che è buona e leggiadra da chioma dorata che suona il corno per avvertire i marinai dei pericoli che sotto il mare tempestoso si nascondono, però altri invece dicono che è cattiva, una brutta strega da occhi profondi e membri sparuti che fa vocalizzi ammalianti che attirano i pescherecci con i loro equipaggi in un naufraggio sicuro perche invidiosa delle mogli dei marinai , ma come nessuno sa di certo com'è, tutti gli anni i marinai la portano a entroterra per essere sottoposta a giudizio, alcuni anni viene condannata e altri tanti viene scagionata. La Maruxaina tace acconsente di quello che gli uomini dispongono fino al secondo sabato dell'agosto seguente quando le barche partiranno ancora per pescarla e sottoporla al verdetto popolare al centro della piazza maggior di Cervo, se è stata buona la si festeggerà alla spiaggia di O Tormo, ma s'è stata cattiva invece verrá bruciata dai paesani senza alcun festeggiamento.

sabato 4 ottobre 2008

Pieghevole (Leaflet) XX: Museo d'Arte Sacra di Vilanova de Lourenzá

Sul cammino a Compostella c'è il Monastero benedettino di Vilanova de Lourenzá (LU) fondato nel X secolo dal conte Osorio Gutiérrez, è il monumento architettonico più rappresentativo di questo comune lucense della comarca A mariña. La sua facciata disegnata da Fernando Casas Novoa è considerata precursore di quella dell'Obradoiro a Santiago, ma questo complesso sacro alberga anche dal '60 il Museo d'Arte Sacra ubicato nella chiesa del convento de San Salvador visitabile con guida, in cui si espongono pitture, sculture, libri, oreficeria e numerosi oggetti procedenti dal cenobio come costume e mobilio di gran valore artistico. La sagrestia è anche ammirabile dove si trova un cassettone elaborato nel XVII secolo con dell'immagini intagliate in rilievo, c'è anche un retablo-reliquiario in legno policromato con 28 busti-reliquiari della fine XVII secolo. Alla cappella della Valvanera si trova invece una brillante collezione di oreficeria dal XVI al XVIII secolo e in una parete del suo abside un retablo barocco con l'immagine sedente di Nostra Señora de Valvanera. Altre quattro sale del cenobio accolgono diversi dipinti e sculture del secolo XVIII tra cui spiccano tre attribuite a José de Ribera detto lo spagnoletto e alcuni di Gregorio Ferro. Una di questi vani era stata una gran biblioteca monacale dove ancora ci sono 4mila volumi, oggetti liturgici e una lauda del XII secolo esposti.

giovedì 2 ottobre 2008

Vivande d'Autunno

L'avvento dell'autunno ci porta oltre una mescolanza di colori ed odori, il freddo e la pioggia che ci costringe a restare a casa imbandendo la tavola dai cibi della stagione ricchi di calorie.
L'autunno piovoso trasforma la Galizia in uno dei paradisi micologici di Spagna i funghi (gz.:os cogomelos), appunto sono i prodotti stella della tavola sebbene bisogna averci certa conoscienza, fare scampagnate rintracciandoli è una attività assai tradizionale, poi una volta individuati con precisione e puliti, ci sono diverse ricette dove sono i protagonisti da guardigione, strapazzati, ai brodi, ma li si possono gustare, ad esempio, nelle Feste dos Cogomelos a O Porriño e a Vilagarcia.
L'altro piatto tipico è quello derivato dal maiale(gz.:porco) di cui si approfitta tutto dalla cotanna alle interiora (gz.:tripas), non solo nella festività di San Martiño l'11 di novembre, ma durante tutto l'inverno la macellazione (gz.: a matanza) è proprio una manifestazione sociale per tutti i paesi della galizia che raduna vicini e familiari. L'autunno è anche tempo di caccia: cervo, volatili e cinghiale (gz.:xabarín) sono alcuni cacciagioni che abbondano e vengono preparati e farciti con delle specie e frutte secche, ad esempio nella zona montuosa d'O Caurel si fa il *cinghiale alla castagna* una vera prelibatezza al palato.
La zucca (gz.:cabaciña o calacux) arriva alla tavola in forma di zuppe, minestre, torte, ecc., ma anche presiede uno dei riti celta piú radicati O Samaín (Halloween) che segna il nuovo anno celta con un sorriso tenebroso.
La castagna (gz.: castaña o baloca) è il frutto della stagione autunnale che più stipa la cucina galiziana ce ne sono parecchie ricette a base di castagne perchè era quello che si mangiava prima dell'arrivo della patata(gz.:pataca) si consumano, peró ancora soprattutto arrostite al tradizionale Magosto(11 Nov.), per il Natale (gz.: o Nadal) e in feste d'esaltazione in molti borghi : *Festa da Castaña* a Folgoso do Caurel (9 Nov.) e a Paredes de Lóuzara, Samos (l'ultima domenica d'Ottobre), ecc.
L'autunno persino ci apre un ventaglio di odori frutticoli come la mela (gz.:mazá) presente in torte, marmellate e bevande come il sidro ed é esaltata alla *Festa da Mazá* a Redondela (prima dom. d'Otto.).

Questo è il secondo autunno che oltre 70 case rurali ci invitano a gustare di menu della stagione a prezzi economici compreso il soggiorno.