La Fundación CaixaGalicia a Ferrol fino al 5 Gennario, ci offre la mostra *Neorealismo: la nueva imagen de Italia 1932-1960*, una raccolta di fotografie prese in quella vogliosa Italia che si sviluppava in mezzo alla povertà, dell'immagini rappresentative del movimento artistico che immortalarono la lotta a stenti che vissero gli Italiani prima e dopo il dopoguerra: il Neorealismo. La mostra si completa con delle riviste, giornali e frammenti di pellicole da intendere l'estetica di quel movimento storico scarso di risorse, pieno d'improvvisazioni, riecheggiamenti della vita nelle modeste località i cui vicini erano i veri personaggi di quella Italia che si destava.
Come in tutti i regimi l'arte è uno strumento idoneo per distogliere le vedute dalla realtà, ma in quelli anni durante la dittatura del Duce esordì il Neorealismo mettendo alla ribalta i veri riflessi della vita stessa, fu una resistenza coraggiosa e umile d'alcuni fotografi e registe attraverso le loro manifestazioni artistiche, infiltrando, a volte, dei messaggi subliminali negli scatti delle cronache commissionate dai quotidiani come Tempo o Omnibus, così il fotogiornalismo italiano imparò ad informare sull'odierno scampando la censura del regime e riscuotendo un certo successo tra la gente.
Come in tutti i regimi l'arte è uno strumento idoneo per distogliere le vedute dalla realtà, ma in quelli anni durante la dittatura del Duce esordì il Neorealismo mettendo alla ribalta i veri riflessi della vita stessa, fu una resistenza coraggiosa e umile d'alcuni fotografi e registe attraverso le loro manifestazioni artistiche, infiltrando, a volte, dei messaggi subliminali negli scatti delle cronache commissionate dai quotidiani come Tempo o Omnibus, così il fotogiornalismo italiano imparò ad informare sull'odierno scampando la censura del regime e riscuotendo un certo successo tra la gente.
Fotografi di strada come Luciano Morpurgo, Fedele Toscani, Tino Petrelli, Mario Ingrosso, Federico Patellani tra altri accollavano le loro camere percorrendo e plasmando in bianco e nero le scene di vita, sofferenza e morte di quelle città e villaggi che a differenza della inaccessibile cinematografia era un modo alquanto caro di ribellarsi e di dare a conoscere la vera Italia.
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