giovedì 4 dicembre 2008

Il Labirinto del Pindo


L'intricata geografia del monte Pindo nel comune di Carnota(C), il quale è stato ribattezzato da Otero Pedrayo come l'Olimpo Celta, sempre ha dato vita a misteri, leggende e scaramanzie nel raggiungere la sua cima di quasi 650 metri.
Realmente lo scenario invita all'avventura, una zona situata di fronte alla foce del fiume Xallas piena d'elementi naturali che attirano il marcitore, dalla tonalità rosata delle sue pietre cangianti dal dorato al viola man mano che il sole lo sorvola, inoltre nell'inverno apparve fantasmagoricamente tra la nebbia ricordando che qui c'è un belvedere dal quale avere una suggestiva veduta delle valle che lo circondano da Fisterra a Muros, alla ammaliante disposizione del pietrame che sembra volere tuffarsi sull'ocenao e alle diverse leggende che da qui nascono che parlano di un castello, adesso in rovina, del X secolo nel luogo detto Peñafiel buttatò giù dagli Irmandiños in cui c'è una roccia con la scritta: "Re, vescovi, prebiteri e tutti con poteri recivuti da Dio sono stati scomunicati qui in questo castello".
In questa zona succedono degli smarrimenti che aggiungono misteriosità a questo scenario, ma a dire il vero la nebbia e la calata della notte possono essere le cause principali della perdita dell’orientamento dei camminatori, però è anche vero che per raggiunggere la vetta chiamata *Laxe da Moa* non ci sono sentieri segnalati perché la si puó vedere a semplice vista. La durata della scalata è di due ore su un terreno riempito di fosse, crepe e faglie rocciose.

Dal punto di vista ambientale il Pindo ha un elemento differenziatore, unico nella Galizia: La quercia nana che è protteta perchè una specie a rischio di estinzione.

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