Di Galizia si ha scritto in parecchi libri sin dall'inizio del medioevo grazie al pellegrinaggio a Santiago, ma dal XIX secolo in poi la maggior letteratura di viaggio su Galizia venne editata a Londra e in inglese, decine di titoli formano la cosidetta biblioteca Anglo-Galiziana presso la Università di Londra che raramente ha conosciuto una seconda riedizione neanche è stata tradotta allo spagnolo, ma provvista da una apprezzabile fonte di foto e dipinti della Galizia dell'epoca.
Allo stesso tempo che Granada era descritta da Irving o Gerald Brenan, l'inglese George Borrow invogliato da Ford percorse la Spagna e arrivava alla *incivile* Galizia dove scrisse parte del suo libro di viaggio *The Bible in Spain, or the Journey, Adventures, and Imprisonment of an Englishman in an Attempt to Circulate the Scriptures in the Peninsula* (London, 1843), tradotto da Manuel Azaña come *La Biblia en España*, il quale aprirà la strada ad altri romantici avventurieri tanto britannici come americani che cercavano un angolo recondito dove narrare le loro vedute e anche piangere nel vedere la cattiva forma di sfruttare le risorse, forse prevedevano la gran diaspora.
In genere spiegavano che la Galizia era una regione di gran potenziale, ma scarsamente collegata e con una pessima classe dirigente; Gustavano dell'archittetura religiosa riflesso sul dipinto a fianco della chiesa di A Esclavitud (Padrón) di Wigram.
"Pare un bel luogo dagli incantesimi e dalla bruma blu delle colline che la circondano dove potrebbe vivere e morire un poeta" scrisse Annette.
"Galizia è un delizioso paese quando brilla il sole e non ci capita in un brutto ostello" disse Carnavon nel suo viaggio da Padrón a Redondela.
"Trovai le donne lavoratrice galiziane più robuste e intelligenti di quelle del ceto benestante, che tentano essere alla moda " disse Gasquoine stupita del fatto come le contadine trasportavano i paniere sulla testa.
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