Ogni terza domenica di settembre alle dieci del mattino parte, di solito, dalla chiesa di Santiago da Pobra do Deán sita nel villaggio di A pobra do Caramiñal (C), una delle più strabilianti processioni della Galizia che raduna oltre 40mila persone tra devoti, offerenti, accompagnatori e curiosi, si chiama il corteo delle sindoni(gz.: das mortallas) ovvero la *Festa do Divino Nazareno* santo onorato dai molti fedeli suoi che vedendosi alle porte della morte sono riusciti a scamparsi grazie alla sua mediazione.
Un lungo corteo di oblatori o risuscitati indossando sai(gz.:saios) viole stretti con una cordicella e candela in mano, immitando così l'immagine del santo, vanno ciascuno dietro la sua bara(gz.:ataúde o cadaleito) (in affitto) portata da quattro familari e accompagnato dagli amici e vicini, poi percorrono le viuzze del paese dietro l'immagine di *Noso Pai Nazareno*. I bambini anche partecipano con veste e bare bianche, altri penitenti vanno scalzi portando il cero ringraziandogli i favori recivuti nella vita.
Questo rituale di risorgimento, insieme a quello che si fa a Ribarteme(PO) il giorno di Santa Marta (29Luglio) sono gli unici riti del genere che si fanno nella Galizia, è un atteggiamento rispettoso e familiare nei confronti della morte propria della filosofia tradizionale galiziana a differenza d'altre culture che possono considerarla macabra. Questa sagra servì di spunto a Ramón Mª Valle-Inclán per scrivere *Viana del Prior*.
Questa manifestazione religiosa risale al XV-esimo secolo quando, secondo la leggenda, il villaggio era governato da Xoán de Liñares che non mancava a nessuna sagra in rappresentanza della sua carica, ma un anno alle vigilie della festa gettò in una grave malattia e decise di conservare la sua vita affidandosi al Nazareno, pregandogli di scamparsene e di rimandare il fin di vita. Allo stesso tempo nel villaggio si fermarono dei banditi, assaltatori di cammini, che dopo aversi dichiarati colpevoli dei reati furono condannati a pena di morte. Però il Nazareno esaudì le preghiere del sindaco, tanto aveva già la bara e la sindone che chiese ai quattro pregiudicati di portare la sua bara in corteo insiguiti da lui con un gran cero in mano. Alla fine della processione e all'atrio della chiesa l'oblatore fece graziare i malviventi.