venerdì 14 novembre 2008

Fra Castagneti

Come al solito quando arriva la festività di *San Martiño*(11Nov.) per tutta la Galizia si celebra la tradizionale festa chiamata *O Magosto* la cui origine etimologica può essere Magnus Ustus(gran fuoco) o Magum Ustum(fuoco magico) , ma per festeggiarla, per lo più nei monti tra gli amici bisogna attingersi di castagne per fare le famose caldarroste perché un rito per esaltare il bosco, la vita, la amicizia e insomma la nostrana cultura.
Ma andiamo per ordine primo dobbiamo recarci ai castagneti(gz.:soutos) per raccogliere le castagne sgusciate e sdraiate per terra, poi battiamo il castagno con un lungo bastone(gz.:vara) affinché calino giù i ricci, ma fare attenzione i ricci si raccolgono con delle pinze chiamate fustes. Dopo avere la sporta piena di castagne dobbiamo smistarle quelle grandi saranno per il nostro consumo e le piccole e avariate per il bestiame in seguito portiamo i ricci agli affumicatoi(gz.:sequeiro o canizo) che sono costruzioni tradizionali in pietra a secco situate proprio al centro dei castagneti in cui i ricci, stese su un graticcio in legno, vengono sottoposti ad un trattamento di essicazione durante una o due settimane, per dopo fare la pigiatura(gz.:pisadura) a scopo di sgusciarne, in alcuni luoghi utilizzano un tipo di setaccio su cui versano i ricci faccendoli saltellare perché le buccie cadano, questo processo rende la castagna più soda e secca da conservarla durante tutto l'anno. Oggigiorno noi le compriamo già pronte per arrostirle, solo bisogna raccogliere il legno per preparare il braciere ed è anche una buona occasione per assaggiare il vino giovane, oppure restare a casa preparando:



Ci occore: 1/2 Kg di Castagne; Anice; 3 Albume; 1 Tuorlo; 150gr Zucchero; 150gr Burro; 1 Cucchiaino di Rum; 150gr Farina; 1 Cucchiaino di Lievito.

Prima di tutto dobbiamo fare le cadallesse, cioè, mettere le castagne con un piccolo taglio a lessare in una pentola con dell'acqua e anice durante mezz'ora, poi si sbucciano e tritano col frullatore.
In un altro recipiente si fa montare a neve gli albumi con dello zucchero, come al solito.
In un altro recipiente si mescola i tuorli con il resto dello zucchero, aggiungendo il burro e alla fine il rum, poi a questa mescolanza si va aggiungendo, a poco a poco, per primo le castagne tritate, la farina, il lievito e alla fine si buttano gli albumi montati; Sempre mescolando bene nella stessa direzione e con dei movimenti avvolgenti, dopo si versa la amalgama nelle forme di carta o di metallo spalmati con del burro senza riempirli fino all'orlo.
Si mettono le forme al forno preriscaldato durante 15-20 minuti a 170 ºC e dopo le si lascia raffredare. Buon Appetito!.

mercoledì 12 novembre 2008

Laguna di Cospeito


A Cospeito(LU) c'è una laguna(gz.:lagoa) chiamata anche di Valverde considerata oggi una delle paludi più importanti della Galizia, habitat di molte varietà d'uccelli palustri e vicino di lì sta all'insù la cappella *Virxen do Monte* visitata per tutti i fedeli della comarca di Terra Chá, ma tempi fa nella laguna ci fu un ridente villaggio chiamato, appunto, Valverde.
Secondo una leggenda un poverino uomo vi fa visita chiedendo essere ospitato per passare la notte, alcune voce diramarono che era la stessa vergine travestita, però nesssuno rimase intenerito di lui e non gli diedero retta. Lo sciagurato uomo allora si recò ad un casolare nelle periferie dello spietato paese dove abitata una poveraccia famiglia, ma in cui la dignità non mancava, quindi, il mendico fu accudito volentieri, poi come non c'era niente da mangiare la gentile famiglia descise sacrificare l'ultimo vitello che l'era rimasto per dare da cenare al povero ometto. Allora dopo cena l'ospite ordinò che l'ossa grandi fossero buttate in un buco e le piccole in un'altro.
Il giorno seguente ben di mattino, il povero incominciò a svegliare il patrone di casa perché andasse a mungere(gz.:munxir) le mucche e mettere i vitelli ad allattare, ma il patrone continuava a dormire senza dargli retta, però l'ospite continuava a stuzzicarlo finchè il patrono brontolando gli rispose:
"Ma che mungere!, uomino di dio, ma non sai che l'ultimo vitello è stato ammazzato ierisera" e il povero gli rispose: "È tanto vero che hai vitelli e mucche e che il villaggio di Valverde è sotto l'acqua".
E con queste parole l'ometto sparì e cominciò un acquazzone, poi il patrone e sua famiglia uscirono di casa e videro che il villaggio di Valverde era allagato dall'acque e corsero al buco delle ossa grandi dove trovarono delle mucche e nell'altro buco c'erano vitelli come aveva detto l'ometto.

PS.: Questa è una delle tante leggende sulla creazione della Laguna di Cospeito.

lunedì 10 novembre 2008

Il Neorealismo a Ferrol

La Fundación CaixaGalicia a Ferrol fino al 5 Gennario, ci offre la mostra *Neorealismo: la nueva imagen de Italia 1932-1960*, una raccolta di fotografie prese in quella vogliosa Italia che si sviluppava in mezzo alla povertà, dell'immagini rappresentative del movimento artistico che immortalarono la lotta a stenti che vissero gli Italiani prima e dopo il dopoguerra: il Neorealismo. La mostra si completa con delle riviste, giornali e frammenti di pellicole da intendere l'estetica di quel movimento storico scarso di risorse, pieno d'improvvisazioni, riecheggiamenti della vita nelle modeste località i cui vicini erano i veri personaggi di quella Italia che si destava.

Come in tutti i regimi l'arte è uno strumento idoneo per distogliere le vedute dalla realtà, ma in quelli anni durante la dittatura del Duce esordì il Neorealismo mettendo alla ribalta i veri riflessi della vita stessa, fu una resistenza coraggiosa e umile d'alcuni fotografi e registe attraverso le loro manifestazioni artistiche, infiltrando, a volte, dei messaggi subliminali negli scatti delle cronache commissionate dai quotidiani come Tempo o Omnibus, così il fotogiornalismo italiano imparò ad informare sull'odierno scampando la censura del regime e riscuotendo un certo successo tra la gente.

Fotografi di strada come Luciano Morpurgo, Fedele Toscani, Tino Petrelli, Mario Ingrosso, Federico Patellani tra altri accollavano le loro camere percorrendo e plasmando in bianco e nero le scene di vita, sofferenza e morte di quelle città e villaggi che a differenza della inaccessibile cinematografia era un modo alquanto caro di ribellarsi e di dare a conoscere la vera Italia.

sabato 8 novembre 2008

Pieghevole (Leaflet) XV: Museo di Bergantiños

A Carballo, capoluogo della comarca atlantica di Bergantiños, si trova questo museo di tematica etnografica. Attraverso i diversi ambienti tematici: l'acqua, la montagna, la religiosità, oppure i prodotti della terra, il visitatore fa un percorso dinamico e didattico percependo una visione generale del mezzo rurale e socioculturale della comarca, ma una sezione distaccata al museo è quella dedicata all'esaltazione del famoso pane DOP di Carballo che già nel XVI secolo godeva di prestigio nella Galizia grazie all'ottime raccolte di cereali e grano che si tenevano in questa zona, ingredienti immancabili secondo la ricetta tradizionale che desidera la farina ricavata essere macinata ai mulini del luogo come Cheda o Quinto e ammassata con l'acqua del fiume Anllóns, e addirittura essere cotta nei forni in pietra.
In questo edificio si trova anche l'AAST ovvero l'Ufficio di Informazione Turistica della Costa da Morte insieme all'otto sale in cui ci raccontano la storia di Carballo, la sua economia e il suo patrimonio naturale ed etnografico come lo spazio dunoso Razo-Baldaio e il fiume Anllóns, ma anche c'è una sezione dedicata all'illustre compaesano lo scrittore Alfredo Brañas.

giovedì 6 novembre 2008

Racconti da Muxía


Il Pellegrinaggio a San Jacopo di Compostella e in particolare il suo prolungamento a Fisterra e Muxía in provincia di Coruña sta vivendo la sua epoca dorata.
Dei pellegrinaggi fino alla fine del mondo ci sono diversi racconti scritti da secoli e in molti furono fatti dai pellegrini stranieri che visitavano la Galizia, quindi il Centro Italiano di Studi Compostellani di Perugia tutelato dal riconosciuto studioso del mondo Jacopeo: Paolo Gaucci von Saucken ha riedito un libro del pellegrinaggio che il francescano Gian Lorenzo Buonafede Vanti fece a Muxía i primi anni del XVIII secolo, questo volume è stato diretto da Guido Tamburlini. L'umanista Buonafede Vanti professore di teologia a Bologna pellegrinò tra il 30 aprile del 1717 e il 4 maggio del 1718, un anno durante il quale scrisse 12 lettere ad un suo amico raccontandogli con dovizia di particulari i luoghi per cui passava, rilevando l'importanza del culto alla *Virxe da Barca* a Muxía in una piccola e rovinosa cappella in cui i poveri fedeli che ci assistevano erano contadini, marinai e donne che vendevano pizzi al tombolo alla porte del tempio.

Questa venerazione si puó considerare, come in altri casi, una cristianizzazione d'un culto antico giacché la situazione del santuario su un capo affacciato all'Atlantico ci porta a ragguagliare l'antiche credenze dell'isola del paradiso con la credenza medievale sull'aldilà, da dove vengono i santi sorcando l'oceano su barche di pietra.
Comunque la leggenda ci racconta che l'Apostolo Santiago, nel suo pellegrinaggio per queste terre, si sostò a Muxía per predicare e supplicare al Signore che fermasse l'ostilità tra i popoli, laddove vide venire la Vergine su una barca di pietra guidata dagli angeli, comunicandogli il successo delle sue preghiere e chiedendogli il suo ritorno a Gerusalemme, in gratitudine l'Apostolo fece erigere un altare in un grotta sotto le roccie lì vicine. Di tutto questo lo attestano le tre pietre sacre che ciascuna ha un suo rituale: *A Pedra dos Cadrís(it.:reni)* che simboleggia la barca, *A Pedra de Abalar(it.:dondolare)* ch'è vela e *A Pedra do Temón* ch'è timone.

martedì 4 novembre 2008

Vermicelli con Bovini galiziani

Il libro *Vacas: dignificación sexual e gastronómica* illustrato dal fotografo Xurxo Lobato e scritto dal cuoco italogaliziano Flavio Morganti, proprietario del ristorante Galileo e uno dei sostenitori del marchio Crianza del Mar ha appena vinto il premio alla migliore copertina assegnato all'ultima fiera del libro di francoforte tra oltre una centinaia di libri gastronomici del mondo concorrenti. Questo libro edito dalla casa editrice Everest un anno fa ha già vinto sette premi dei quali vari sono internazionali: i Gourmand World Cookbook Awards 2007, creati nel 1995 da Edouard Cointreau così come alla migliore fotografia nella London Book Fair 2007. Il libro in cui collaborano anche Martín Berasátegui, Cristino Álvarez e lo psicogastronomo Yves Sinclais è, come il titolo stesso accenna, un'apologia per ridare il protagonismo che ha svolto la carne di vacca nella gastronomia europea durante secoli in conforto di quella del bue, che secondo lo stesso cuoco ne riferisce, la cosidera una frode alimentare perché "non ci sono assai buoi veri per tante code di bue" perciò il libro da 69 ricette lascia l'ultima la 69, appunto, ad una ricetta elaborata con carne di bue in chiave sessuale, seguendo l'originale ricetta del XVI-esimo secolo, creata dal cuoco segreto del papa Pío V, Bartolomeo Scappi. Il cuoco nel libro ci mostra anche l'origine e la storia delle 31 razze di vacca in pericolo di estinzione, che lui stesso lotta perché non accada la loro scomparsa.

domenica 2 novembre 2008

Pieghevole(Leaflet) XIV: Collezione Blanco de Lema

Questa collezione è esposta nell'edificio prima conosciuto come *Escola de Nenas*, situata nel centro del villaggio di Cee (C) ed è composta in gran parte da strumentali scientifici e una vasta raccolta di minerali e fossili ben conservati nei laboratori di questo antico liceo del XIX secolo che adesso è la sede della fondazione del filantropo Fernando Blanco de Lema che nacque nel 1796 ed emigrò a Cuba da giovane dove fece l'industriale ammassando una grande fortuna la quale al morire elargì al paese con la pretesa che diventasse un centro educativo in cui l'educazione fosse gratuita. Sin dall'inizio la scuola, in cui s'impartivano studi umanistici ed tecnologici, contò anche con un magnifico giardino botanico e un'accurata biblioteca da migliaia di volumini.