venerdì 30 maggio 2008

Itinerario dei Pazos a Vilagarcia

Il detto dice: Palazzo con colombaia, cappella e cipresso è Pazo. Nell'itinerario per i Pazos che il mio comune propone da alcuni anni non ce ne sono tutti che c'è, ma ci lascia una idea cosa sono. Vi lascio qui il pieghevole.

mercoledì 28 maggio 2008

Pieghevole (leaflet) XV: Pazo-Museo Otero Pedrayo

Questo Pazo era uno delle due residenze abituali dell'illustre scrittore *Galleguista* Don Ramón Otero Pedrayo conosciuto col soprannome di *Patriarca de las Letras* che si trova nella parrocchia di Trasalba al comune ourensano di Amoeiro piazzato in una zona della riviera che i paesani la chiamano *das campanas abaixo* colmata da campi di vigneti. Visitare il Pazo-museo monografico che è anche il domicilio della Fondazione Otero Pedrayo non solo ci porta sulla vita ed opera di questo personaggio, ma è una forma ideale di conoscere come sono strutturati l'edificazioni signorili tipiche della Galizia: i Pazo, percorrendo per le tredice sale che il museo ha allestito dalla stanza da letto dell'autore alla sua scrivania, tutte arredate da attrezzi e mobili dell'epoca, giacché è stato proprietà familiare dagli inizi del '900, inoltre la biblioteca farcita dai numerosi libri che lo scrittore elargiò in vita, ricordi e oggetti personali di chi fu un accanito difensore della cultura galiziana. Il Pazo fu nel secolo scorso un ritrovo per i diversi personaggi e saggi del movemento galleguista che ancora oggi la fondazione sostiene con manifestazioni culturali e studi durante tutto l'anno, questo ente promuove anche i premi Trasalba che questo anno, entro giugno, s'assegnerà alla bibliotecaria e documentalista Olga Gallego.

lunedì 26 maggio 2008

Bóveda: in terre del marchese

Il Comune di Bóveda si trova nella comarca di *Terra de Lemos* in provincia di Lugo luogo di transizione tra la pianura e le montagne che formano il gran parco naturale ch'è O Courel e bagnato dai diversi fiumi Mao, Teilán o Noceda perciò è una zona ricca non solo di meravigliosi paesaggi lungo i diversi itinerai di sentierismo per guardare le diverse specie vegetali e di fauna: falconi, civette che ci sono; Ma queste terre conservano anche un ricco patrimonio artistico sia dalla cultura celta (castreña) vestigi pieni di leggende come: Castro de Freituxe, de Bustelo (Martín); medela do Gruñedo, Cova dos Mouros e castro de Agroi (San Fiz) sia artistico religioso come la chiesa di San Fiz che risale al XVI e la cappella di Ecce Homo che ha sculture del XVIII secolo all'interno tute e due nella parrocchia di Rubián ovvero il tempio a San Cristovo de Martín del 600 dove si conservano ancora delle antiche fontanelle battesimali e la cappella di San Xurxo in cui ci sono diversi resti e lapide sepolcrali quest'ultime nella parrocchia di Tuimil. Le costruzioni civile anche abbondano per tutto il comune dove spicca il Pazo dei marchesi di Bóveda anche chiamato *Pazo di San Matiño* di estile italiano e ricostruito sopra un antico monastero benedettino da Domingo Lois de Monteagudo nel XVIII secolo la cui facciata a solatio è retta da arcate, altri sono: Pazo de Guntín, La casa de Ver, Villaverde de Limia, La casa-priorato di Freituxe, la Torre de Eimer a Teilán o Pazo Meruz a Tuimil.
La ferriera di Penacoba che funzionava già dal 1780 è una visita obbligata dove sono appena restaurati i magazzi, la sala di fornace e la sala di forgiatura col suo maglio in legno e l'incudine il tutto mosso per mezzo della canalizzazione delle acque d'una diga vicina.

sabato 24 maggio 2008

Rita Mancini Ferri “Santa Rita”,Vilagarciana d'adozione

Al villaggio di Roccaporena a 10Chm. da Cascia tra le montagne della provincia di Perugia nacque nel 1381 Rita Mancini Ferri che diventerà *Santa Rita* dopo essere una carina moglie, madre esemplare e sofferente vedova, figlia unica del matrimonio tra Antonio Mancini y Amada Ferri di avanzata età e essendo neonata, secondo la leggenda, un gruppo d'api bianche annidò nella sua bocca producendo il miele senza farle male alcuno circostanze queste che destano fin dagli inizi ammirazioni e allegrie tra i paesani. Durante la sua adolescenza Rita si dedica allo studio e alla pregaria volendo essere una religiosa, ma con l'opposizione dei suoi genitori gli anni trascorsero e lei a 16 anni fu costretta a sposare Paolo Mancini un rozzo e screanzato uomo che la bistrattava, però, Rita riuscí a domarlo con rassegnazione e bontà dandogli due gemelli che muorono dalla peste nera. Rita rimase sola dedicando i giorni alla carità e le orazioni che svegliarono la sua pretesa d'essere suora e dopo essere respinta tre volte finalmente fu ammessa al convento delle Agostiniane Santa Maria Magdalena di Cascia nel 1417 a 36 anni. Durante i 40 anni che ce ne passò, morì il 22 maggio 1457, succederono certi avvenimeti prodigiosi, svelati dallo storico Luigi Jacobilli, come la stigmatizzazione della sua fronte ovvero il germoglio di rose a inverno, e altri fatti che la portarono alla sua canonizzazione nel 1900 dal Papa Leone XIII.
Ma come arriva la devozione a Santa Rita a Vilagarcia, già vi aveva parlato del convento di clausura di Vista Alegre fondato dall'ordine religiosa delle Agostiniane e costruito sotto l'illustre Vilagarciano D. Femando de Andrade y Sotomayor nel 600, allora arcivescovo di Santiago. L'immagine di Santa Rita da Cascia si trova nel presbiterio della chiesa del convento dove tutti gli anni pellegrinano i devoti cercando la sua intercessione perché considerata la avvocato degli impossibili, l'immagine fu elargita da una religiosa che entrò nell'ordine conosciuta da madre santa rita, ma l'immagine che esce in processione fu comperato da una comunità di devoti alla fine del XIX secolo.
Fino a 1913 si faceva una novena in onore alla santa, ma un fatto fortuito magnificherà il suo culto, dunque il patrone del pazo davanti al convento D. Antolín García era sposato con Dña. Carmen Fernández figliola d'un ricco indiano che aveva miniere d'argento in Messico e amico intimo del presidente di quel paese José Victoriano Huerta Márquez. Il matrimonio invitò il giovane figlio del presidente a passare alcuni giorni presso di loro, ma prima di arrivare a Barcellona in transatlantico si ammalò gravemente e il matrimonio fa preghiere e raccomanda alla santa la sua guarigione.
In gratitudine Antolín García decise magnificare Santa Rita con solenne messe a spese sue e l'anno seguente quando il proprio Antolín guarì d'una cattiva infermità tramite la Santa, i Garcia-Fernández regalarono il convento un altare portatile in legno intagliata l'immagine e l'abito che porta la santa durante il corteo della sua sagra 22 maggio, festa dove non mancano le bancarelle di ciambelle.
Alla voce di *Santa Rita* i miei paesani replicano col detto: *Lo que se da no se quita* la cui origine viene dalla leggenda d'una ragazza poco aggraziata che si recò alla città di Cascia per chiedere la intercessione della santa per trovare un fidanzato, appena trovandolo al suo ritorno, però il maschietto la scacciò via prima delle nozze. La giovinetta ritornò di nuovo alla città della devota e la rimproverò col quel detto, ma questa volta la santa le fecce un nuovo favore rimanendo zitella.

giovedì 22 maggio 2008

Sotto i massi

Tra pocchi giorni(25 maggio) a Ponteareas comune della comarca di O Condado si darà appuntamento alla celeberrima *infiorata* nel giorno del Corpus Domini (Corpus Christi) dichiarata festa d'interesse turistico nazionale in cui le strade della città verranno tappezzate da falde di fiori per il passaggio della processione, ma è anche un'occasione per fare una scampagnata tra la rigogliosa natura che circonda questa comarca piena di sorprese per gli affizionati al sentierismo, anticamente zona di passo per recarsi a Ourense attraverso cammini serpeggianti tra catene montuose dove, secondo miti, morava la temibile fiera *can-furco* che era un ibrido tra un cane e un orco(furco-urco) una specie di lupo di grandi dimensioni, possibile totem dei celti che ha lasciato toponimi come il villaggio di Cans dove fino al 24 si terra l'originale V festival di cotometraggi (gz.:curtas) o il borgo di Confurco; Anche il viandante troverà un paesaggio roccioso caratterizato dai massi errati(gz.:penas,penedos) che in questa comarca abbondano, ciascuno di loro fatti dalle mani del tempo e non dagli scapellatori del vicino Porriño, ormai famoso per i suoi filoni di granito rosa e ognuno possiede la sua propria storia fatta, questa volta sì, dall'immaginario popolare come il famoso masso(gz..penedo) che si assomiglia ad un gran dolme, situato a *San Breixo de Arcos* nel comune di Ponteareas(PO) chiamato *Pena dos Namorados* perché proprio qui due nobili innamorati s'incontravano in nascosto lontani dall'avversione che esisteva da sempre tra le loro famiglie, lei era dal *Castello di Sobroso* e lui dal *Pazo da Picaraña*, ma un giorno quando il padre della fanciulla seppe di quegli avvenimenti tra sua figliola e il figlio del suo accanito nemico, decise aspettare in agguato in quella tana con un lastrone a pensilina all'innamorato e senza dire parola alcuna l'ammazzò e nascose il cadavere in una macchia vicina. L'innamorata non tardò in arrivare al suo felice nascondiglio, ma ci aspettò ore e ore per il suo amato che mai arriverà e giorni e giorni per che lei non mollava nel suo impegno da vederlo anche se fosse l'ultima volta, affidandosi sempre ai suoi sentimenti. Una sera di luna piena vide arrivare verso lei il suo caro calvalcando a passo lento in groppa al suo ronzino , stecchito con gli occhi fuori dal suo posto. Fu allora quando cominciò a risuonare le campane delle chiese vicine al compasso di defunto --Quelli cenni sono per me!---disse il fantasma(gz.pantasma), e la ragazza corse a piú non posso da quel luogo per rinchiudersi al castello e senza dire una parola a nessuno finì i suoi giorni con malinconia e tritezza.
Questa triste storia degli innamorati che cercavano la felicità a ridosso di quel masso e altre tante le raccoglie i pannelli informativi lungo il *Roteiro dos Penedos da Picaraña* un percorso di 8Chm e di bassa difficoltà recentemente ripulito e rassettato dal comune che intende mostraci tutta questa tradizione orale che dà culto ai sassi, così il pellegrino batte per esempio la roccia conosciuta come *Pena do Equilibrio* per poi venire a sapere che qui anche venivano i seminariste per provare oltre le sue forze la loro fede. Il sentiero parte dal Cruceiro nel luogo di Serra nella parrocchia di Arcos vicino alla *Ermida das Angustias* eretta nel 1684 per poi fermarsi ai 20 massi che compongono la gita tra quelli il masso di Pedro Madruga, della Cruz, della Adega, del Moucho(it.:civetta) così come il *Coto do Castro* una vedetta da dove si può guardare la comarca in cui si ha identificato una possibile muraglia.

martedì 20 maggio 2008

Pieghevole (leaflet) XIV: La Barca-Museo Reina del Carmen

L'imbarcazione in legno *Reina del Carmen* di 25m di lunghezza e 6m di longhezza ha una doppia storia la prima che durante 30 anni si dedicava alla pesca del tonno percorrendo il vicino Oceano Atlantico con i suoi 14 marinai a bordo fino alla fine del 98 quando il comune di Burela s'interessa prima d'esserne rottamata e l'approffita per sistemare in lei un museo gallegiante da dove mostraci il patrimonio marittimo della zona oltre che essere una ottima piattaforma all'insegnamento e l'educazione ambientale dove gli scolari e turisti durante tutto l'anno sono illustrati dal rapporto tra lo azzurro e l'uomo, questo impegno l'ha portata ad ottenere la bandiera blu dell'UE. Già sulla barca si vede che tutto è ben arredato e conservato dal ponte alla stiva in cui il visitatore potrá sapere di piú sulle tecniche e l'arti di pesca mediante una mostra di atrezzi impiegati nel mare dai stroppi alle nasse, dalle reti impiegate nella pesca del tonno del Nord agli ami usate nel metodo di pesca: *il curricán* il tutto ben spiegato anche con un video di come si dava la caccia al tonno.

domenica 18 maggio 2008

Tra le terre degli orologiai

La poco conosciuta Ribeira de Piquín piccolo comune all'oriente di Lugo nel bacino che formano il fiume Eo e il Rodil paradiso dei pescatori di trote e circondata dalla catena montuosa di Meira è un esempio di che si trovano ancora zone in Galizia non calpestate dal cemento, piagato di rovine archeologiche come i dolme e il castro Teixeira nella parrocchia di Os Baos ovvero il Pico do Castro a Navallos e il Castro de Cabacera a Piquin parrochia dove c'è la chiesa neoclassica di San Xurxo del 1782 murata in lavagna con una croce sbalzata in argento e c'è anche in cima d'una collina la chiesa di San Xoán de Baos che ha un retablo policromo con la immagine di San Andrés del XV secolo che nel suo atrio ha cinque teschi incastrati nella parete, ma la comarca di Meira dove il tempo si è quasi fermo e ricco di filoni di ferro e risorse idriche fu anche la culla di diversi personaggi da monaci e letterati a fabbri e artigiani di zampogne, come il fabbro e orologiaio(gz.:reloxeiro) Juan Antonio Lombardero nato nel villaggio di Vilarpescozo nel 1705 creatore d'una saga d'orologiai ed era cugino del Marchese de Sargadelos, i cui lavori erano rinomati in tutta europa grazie a che aveva ideato un meccanismo di gran precisione che impediva l'avanzamento e il ritardo degli orologi che allora si conosceva come sistema inglese poiché aveva preso lo spunto da certi ingegni pervenuti dai marinai inglesi arrivati al porto di Ribadeo e ancora oggi si può ammirare il suo lavoro di gran prezzo nelle torri dei municipi di Ribadeo e di Lugo, un orologio da parete al Museo de Lugo o nella chiesa *dos Baos* dove c'è ancora un orologio a sole rubricato da lui. Questo artigiano era anche conosciuto per ideare automatismi e giocattoli robot che destavano ammirazioni nelle corti d'europa persino c'è la leggenda di uno di queste autome: quella d'un cavallo in grado d'assistere da solo a messa.
La casa dei Lombardero, il cui stemma ha anche i cinque misteriosi teschi, rimane ancora in piede allestita in parte a albergo di turismo rurale con una cappella ed un horreo accanto da dove partire a fare una mistica passegiata e svanirse nella folta natura.

venerdì 16 maggio 2008

Sul sentiero di San Munio

Una delle porte a sesto acuto della chiesa di San Munio da Veiga del romanico ogivale
Il comune di A Bola si piazza nella comarca di *Terras de Celanova* attraversata dal fiume Arnoia, un'area annaffiata da altri affluenti come lo Orille, il Puerto o il Fechiñas che la rendono *Riserva della Biosfera* è una zona dove si può fare varie itinerari di sentierismo, perció il comune ha ricuperato alcuni villaggi dimessi come quelli di San Mamede e Cacabelos per dove passa il fiume Orille e dove ci sono diversi elementi patrimoniali come Hórreos, Cruceiros e Fornaci. A Bola è stata da sempre abitata da diversi popoli dai celti ai romani evidenziato dai meravigliosi monumenti che ha come la chiesa di *San Munio de Veiga* antico monastero fondato nel IX secolo considerato una bella prova del romanico ogivale eretto da San Munio e nel medioevo dipendeva dalle ordini militari cristiane di *San Juan de Jerusalén* e di *Santiago*. Nella chiesa di *Santa Baia* sempre nel comune di A bola spicca il retablo barocco fatto da Francisco Castro Canseco, il rettorato della chiesa era l'antico priorato di Celanova che ha interessanti costruzioni etnografiche come un Hórreo a muro, un cruceiro e un peto de ánimas, costruzioni popolari che abbondano nella comarca come il cruceiro nell'atrio di San Munio o i *petos de ànimas* a Podentes ed a Veiga.
Anche a A Bola si possono ammirare dei Pazos: Pazo de Berredo, La casa grande de Sorga o il Pazo de Fruime e anche salendo al vicino monte di San Cibrao si guardano meravigliose viste dall'area ricreativa allestita dal comune, luogo dove c'è una cappella visigotica dedicata al santo.
Altro luogo in alto da far visita da dove vedere la comarca e soprattutto l'interessante castro chiamato *Castromao* a 4Chm. da Celanova che un giacimento referente poiché fu abitato a lungo almeno dal V a.c sino al II d.c, da cui si ha ricavato una pregiata informazione oltre che diversi materiali della cultura dei Celti esposti al Museo Archeologico di Ourense.

mercoledì 14 maggio 2008

Negreira: Arte sul cammino a Finisterrae

Nella comarca corugnesa di A Barcala a tan solo 20Chm. da Santiago si trova Negreira un villaggio medievale il di maggior popolazione sul cammino a fisterra che dà il benvenuto ai viandanti con il *Pazo da Chancela*, ma ha nel *Pazo do Cotón* il suo richiamo più noto, costruzione nobile che attraversa il centro del borgo mediante un magnifico loggiato piagato da piccole guglie in granito che si vanta oltre a essere dimora di nobili durante la sua storia d'essere nominato nel romanzo dello scrittore americano Ernest Hemingway *Per chi suona la campana*, il pazo è collegato con la cappella di San Mauro dove questo santo pellegrino vide il cielo sulla terra leggenda questa raccolta in una cantica di Alfonso X il Saggio, ma non solo sono i Pazos quello che il pellegrino può ammirare in questa comarca altresì costruzioni etnografiche come i parecchi Cruceiros che ce ne sono sul *Camino*, Hórreos come quello situato sul luogo As Maroñas e accanto lui si può ammirare la chiesa romanica di Santa Mariña e mulini lungo le rive del vicino fiume Tambre che si varca per mezzo del *Ponte Maceira* del XIV e ricostrutto nel XVIII secolo che allora era un importante nodo di collegamento tra Santiago e le Tierre di Finisterrae.
E questo mese è d'obbligo far una sgambettata al vicino borgo di *Liñaio* dove ogni ultima domenica di maggio si fa la festa in onore alla *Virxe do Bo Suceso* nell'omonima cappella circondata da meravigliose viste della sponda pontevedresa del Tambre.

Qui potete scaricare gli archivi gps del *camino*: http://www.esnips.com/doc/0b863321-7e0b-4537-afcc-65506a8cb192/Stgo-Fisterra

lunedì 12 maggio 2008

Gli ultimi Calcinai

Questo fine di settimana è stato presentato un documentario (vedi trailer) di gran valore etnografico sul mestiere di fare la calce, un omaggio alla vita unica degli suoi addetti: i Calcinai(gz.:caleiros) girato l'estate scorsa durante la festa *Festa da Cal* fatta per ricordare questo lavoro, in disuso dagli anni 60, dai vicini della parrocchia di Masma nel comune di Mondoñedo(LU), intitolato *Cal viva Cal morta. A derradeira festa* una zona dove ancora rimangono in piedi 6 dei 12 fornaci che c'erano, adoperati per ricavare la calce viva che serviva a calcina e intonaco usati nelle costruzioni edilizie, a disinfettante delle stalle o dell'acque ovvero a cocime o fertilizzante nei campi con cui diminuire l'acidità del suolo. Il mestiero del calcinaio si tramando in generazioni da deceni d'anni, tonnelate di calce furono trasportate dai carri per tutte le comarche vicine e arrivando incluso alle città grandi come A Coruña, tutto un indotto intorno alla calce perché il calcinatoio(gz.:caleira) alti di forma tonda e murati da una grossa parete di lastre di granito bissognava essere caricato da oltre 80 tonnellate di roccia calcarea per ottenere 35 di calce in ogni fornaciata di durata tre giorni ad una temperatura che raggiungeva mile gradi. Questo lavoro si realizzava da febbraio a settembre dallo scavo e il trasporto delle roccie dalle miniere alla raccolta del toxo ottimo per attizzare il fuoco che produrre una forte fiamma azzurrognola capace di slegare la roccia in ossido di calcio, messa in una cavità alta 1 metro sotto la base della fonace e tutto sorvegliato dall'attizzatore che aveva anche l'impegno di sistemare le roccie più solide al centro della volta mentre quelle piú docili erano accastatate contro i muri.



sabato 10 maggio 2008

Seccato

Essiccamento all'aperto del polpo nell'isola di arousa
A qualsiasi festa(gz.:romería) rinomata che andiamo in Galizia sia in onore a San Simon di Baión a Vilanova, Santa Marta a Pontearnelas oppure l'imminete festività di Santa Rita a Vilagarcia de Arousa ci si trovano l'imprescindibili bancarelle in cui vendono il polpo(gz.:polbo) lessato. In Galizia l'abbinamento festa e il *polbo á feira* è stato da sempre un scambio ventaglioso entrambi, ma questa forma di preparare il polpo *á feira* non fu sempre così.
Dei tre ingredienti con i quali si condisce il piatto: sale grossa che non era difficile procurarsela, olio che era scarso e salato perché veniva importato dalle regioni del sud di Spagna, poiché dalle piccole raccolte della provincia di Ourense e sud di Pontevedra solo se ne ricavava olio per consumo locale e paprica che semplicemente non esisteva. Anché il polpo d'allora e quello d'oggi non hanno lo stesso sapore, oggi tramite le macchine si asportano ovunque e persino lo troviamo sorgelato, anzi il miglior *polpo alla festa* si fa a Carballiño comune della unica provincia della Galizia che non ha mare dove si celebra tutti gli anni una festa che lo esalta sempre la seconda domenica di Agosto, ma anticamente non c'erano queste tecniche di conservazioni solo esisteva: O Cecial.
O cecial che era anche un metodo utizzato per l'asciugatura del pesce consisteva in appendere i polpi appena strappati dal mare e ammazzati a colpi, anche questa tradizione si è persa, a d'una corda alla riva del mare dove se ne essiccavano per l'azione del sole e il vento salino, il polpo abbronzzato e completamente asciugato diventava un prodotto in grado d'essere asportato e serbato a lungo. Era abituale vedere per tutti i porti delle Rias questi tendoni opachi.
Riepiloghiamo: Sale, olio e ...mica... allora come si preparava?, dunque con una salsa chiamata la *allada*. Coloro che non avevano del denaro per comperare l'olio lo sostituivano per del grasso di maiale con cui fare una frittura con abbondante prezzemolo e aglio tritato e nella pentola si gettavano foglie d'alloro e una cipolla per rendere il polpo più gustoso, ma oggi la allada(da allo it.:aglio) è rossa perché ormai si fa con un po' paprica.

giovedì 8 maggio 2008

Essenze della Galizia

L'elaborazione e il consumo di grappe(gz.:oruxo) e acquavite formano da sempre parte della tradizione socioculturale e dell'etnografia in Galizia al punto che è la unica regione spagnola che ha diritti di certificazioni DOP nei suoi distillati riconosciuta dall'ordine del 5 maggio 1989 allo stesso modo che i *marcs* francesi, le *grappe* italiane, le *bagaçeiras* portoghese e i *tsipouros* greci, anzi la settimana scorsa al XIV Concorso Mondiale di Bruxelles 2400 esperti hanno assegnato a Oruxo de Vedra do Ulla 2006 della ditta Aguardiente de Galicia la medaglia d'oro a miglior liquore.
Anni fa l'adetto all'alambicco percorreva i paesini su un camion da raccogliere la vinaccia oppure gli si pagava per fare della grappa di casa lì stesso in modo artigianale, ma questo è sparito perché varata una norma regionale che vieta la distillazione e vendita diretta di questi prodotti essenti di registrazione, solo rimangono quelli per il consumo familiare, ma il fatto è che l'acquevite della Galizia hanno riscosso qualità al vaglio del Consejo Regulador de aguardentes e licores tradicionales de Galicia incaricato di sorvegliare la denominazione d'origine e riparare i distillatori contro la concorrenza delle multinazionali che controllano il settore mondiale dei liquori in cui sono aderite 70 ditte e che l'anno scorso ha targato oltre 390 mila bottiglie riempite di ottima grappa d'una accurata vinaccia, però resta ancora molto impegno di promozione in certi paesi riluttanti all'importazioni di bevande di gradazione elevata che le gravano con costosi dazi anche se questo prodotto si vende bene in zone del nord di Spagna, Madrid o Barcellona, perciò il prossimo obiettivo del consorzio è fare una campagna di promozione dello Oruxo nei 500 migliori ristoranti della Spagna.
Nè caldo nè quasi sorgelato lo Oruxo dev'essere servito ad una temparatura tra 8 e 10 ºC mentre per quel chiamato Oruxo envejecido è tra 15 e 18 ºC. secondo gli esperti quando viene servito ad alte temperature l'aroma si scompose lasciandonlo disarmonico e con tutta la forza alcolica in bocca anebbiando i gusti aromatici che ha e si viene servito molto freddo diventano grassi ostacolando lo scioglimento degli aromi, altresì si riccomanda assaggiarli in coppe a tulipano o in coppe a collo di giraffa nè molto stretti nè molto alti che siano in grado di permetterci valutare gli aromi anche se quelli di largo affinamento possono gustarsi in coppe a pallone. Il regolameto del Consejo stabilisce che il liquore di caffé deve avere una resa superiore al 50% di Oruxo di Galizia e avere una gradazione alcolica tra 15% e 40%, mentre per l'acquavite d'erbe dev'essere tra 37.5% e 50%. L'acquaviti dolci ovvero con una minore gradazione sono le più richieste dal consumatore d'oggi, ma il liquore di caffé e quello d'erbe sono di moda cosí come la crema de oruxo che non è al riparo del Consejo per non essere una bevanda tradizionale della Galizia.
E ricordate di prendere un digestivo bicchierino (gz.:chupito o grolo) di Oruxo o Grappa dopo avere mangiato senza eccedersi. Salute

martedì 6 maggio 2008

Pieghevole (leaflet) XIII: Museo a Nosa Señora da Antiga

Questo museo è stato allestito nel 1945 e tra le sue esposizioni si trovano nove dipinti elargiti dal Cadinale Rodrigo de Castro del collegio de la Compañia fondatore del templo a Monforte de Lemos(OU) nella Ribera Sacra. L'edificio che alberga la pinacoteca di Nosa Señora da Antiga è anche conosciuto come lo Escorial Galiziano che risale alla fine del XVI secolo di architettura allo stile del rinascimento Herreriano. La pinacoteca ha un risicato numero d'opere, ma sono di gran importanza e qualità a tal punto di essere considerata una delle migliori della Galizia tra cui spiccano i due unici quadri del Greco in Galizia *San Lorenzo* e *San Francisco*; La *Visión de San Lorenzo* è un punto d'inflessione nella traiettoria di El Greco motivo per la quale formava parte della mostra monografica del genio Doménikos Theotokópoulos a Madrid anni fa e *San Francisco d'Assisi* l'altra magistrale opera dell'autore in cui il religioso pare che stia formulandosi domande sulla vita e la morte mentre sorregge un teschio.
Alla pinacoteca anche ci sono varie dipinti del pittore rinascentista italiano Andrea del Sarto *San Pedro*, *Santa Inés*, *San Juan Bautista*, *Santa Margarita de Cortona* e *Santa Catalina de Alejandria* e anche opere della chiamata scuola compostelana: *La muerte* e *El juicio Final*.
La visita guidata dentro di questo complesso architettonico, al templo di gran belleza e al collegio Escolapios de Monforte sono due alle 12:30 e alle 17:30 dove i visitatori possono ammirare oltre l'esposizione la chiesa, i due claustri, la monumentale scalinata reale costruita tra 1594 e 1603 di particolare disegno giacché ha tre arcate che puntellano tre trami d'essa senza appigli apparenti come si fosse sospesa nell'aria e il meraviglioso retablo in legno di noce scolpito da Francisco de Moure accanto alla statua orante del Cardinale di fronte a una pittura che raffigura Nosa Señora da Antiga.

domenica 4 maggio 2008

L'immateriale

Dalla nascita del *Progetto Ronsel* l'anno scorso, che è una collaborazione tra gli enti regionali e le tre università della Galizia col proposito di ripristinare, rialzare e catalogare il patrimono immateriale e riscattare lo scibile popolare mediante diverse iniziative in cui i più vecchie e gli scolari sono i veri protagonisti, si sono avviati per tutta la regione varie manifestazione intergenerazionali nel recupero del come eravamo, dei valori e cosa facevano i nostri antenati decenni di anni fa.
Come l'evento fatto il primo di maggio da ben 150 vicini vecchi e piccini della parrocchia di Ferreirós nel comune di Valga(PO) durante la semienta (gz.:sementeira) dei cereali nel fondo O padriño de Loncras all'antica usanza applicando gli aratri in legno a trazione animale in questa occasione da due mucche marelas e gli uomini solcavano la terra insegnando l'uso della zappa tutti accompagnati d'un gruppetto di vecchie tamburelliste (gz.:pandereteiras) che inneggiavano con brani folclorici sconosciuti finora; Insomma questo festival intergenerazionale non solo ha lo scopo di ridare alle zone spopolate del rurale un nuovo uso così divertente ovvero di trasmettere alle nuove generazioni i valori del lavoro comunale, ma soprattutto far sentire alla nostrana vecchiaia che ancora è utile nella vita moderna.
Entro agosto questo festival continuerà al momento della raccolta: la mietetura e la tradizionale trebbiatura(gz.: a malla) e poi s'insegnerà ai bimbi l'elaborazione del pane.

venerdì 2 maggio 2008

È arrivata la primavera

Quello che l'etnografia chiama *Ciclo de Maio* è una serie di antici riti e ceremonie per lo più, nella nostra regione, tramandata dalla cultura d'origine Celta, ma per tutta l'europa si trovano le medesime costumi d'origine Greca o Romana festeggiate nelle date intorno al primo Maggio; Questi festeggiamenti celebrano l'avvento del buon tempo, così come da augurare una buona raccolta e da scongiurare le piaghe contro gli animali e i malefici contro la gente e i propri beni.
Oggi la tradizionale ricorrenza *Festa dos Maios* al comune di Vilagarcia che è ancora il festeggiamento del paese meglio conservato da lontani tempi si esalta con vari tipi di Maios: gli artistici decorazioni di tematica diversa, le croci, le barche, le casse sono d'ornato semplice fatte dai ragazzini, le capannuccie (gz.:palleiros) o i Maios conici sono i più vistosi il cui scheletro è formato da canne ricoperto da rami di finocchio e di fiori della stagione generalmente sovrastato da una croce o corona, ma soprattutto la manifestazione più seguita è che dappertutto e su qualsiasi cosa che vogliamo vada avanti o tira a campare gli si appendono un mazzo di ginestra :sulla porta d'ingresso delle case,negli orti, nelle vetture e moto, ecc.


La benedizione dei campi si faceva con l'acquasanta rimasta della settimana di passione e con un ramo d'alloro o d'olivo al tempo che si recitava una preghiera.
Ancora su alcuni fondi e orti della comarca si fanno piccoli roghi accompagnato d'una orazione perché la semenza attecchisce.
La farsa dei buoi era una scenetta che purtroppo è stata dimessa in cui un gruppetto di fanciulli percorrevano il paese prendendosi a cornate con la gente tentando di sollevare le gonne delle zitelle.


Festa dos Maios a Vilagarcia 01/Maggio/2008