
La riluttanza da parte della DGC su questo progetto non è vana perché vuole, oltre a vegliare l'ecosistema costiero, catalogare tutto quello che gli capita senza lasciare un brutto impatto ambientale irreversibile contro per esempio sulla salina all'insenatura di O rial un gran tesoro storico poco conosciuto, ma che identifica O Salnés all'antica estrazione della sale sul bacino arosano, difatto non è ancora catalogata dalla Direzione Xeral di Patrimonio Culturale della Xunta, ma sì c'è un elaborato dossier fatto dal Museo del Mare di Vigo previo alla costruzione d'una vicina rotatoria che dà accesso alla VRG-4.3.
Di questo giacimento salifero sono ancora visibili, a bassa marea, la diga e i muri dell'impianto che ritengono un buon stato tale di svilupparsi un progetto di ricupero simile a quello della marimma e salina dell'Ulló a Vilaboa, dove la DGC ha stanziato €1.4milloni, o le saline della foce del Lagares a Vigo che sono i due impianti di quell'epoca che rimangono ancora in Galizia, purtroppo la smania urbanistica e gl'anni hanno nascosto l'eventuale rampa e la salaia a O rial; Queste strutture risalgono al XVI o XVII secolo quando le antiche saline medievali furono riassettate, forse sopra altre precedenti, perché la produzione di sale nella comarca data dell'epoca dell'impero romano, i primi riferimenti alla presenza di questa attività ci riferisce l'archivio parrocchiale di *San Martiño di Dumio* vescovo svevo che nel VI secolo sistemò il regno svevo di Galizia a parrocchie oppure le croniche del benedettino *San Cibrán di Càlago* la cui diocesi controllava diverse impianti del genere nella comarca.
Insomma l'estrazione del sale in Galizia era fondamentale ed aveva un intimo rapporto con le ricorse ettiche del paese, soprattutto quando il commercio tra Aveiro, Portogallo o le regioni più meridionali in certi momenti era interrotto.
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